venerdì, aprile 29, 2011

Bologna: fusione fredda nucleare


Professore emerito all’Università di Bologna, in passato preside della facoltà di Scienze, autorevole fisico italiano,  Sergio Focardi appare quasi imbarazzato di fronte all’ipotesi che la sua scoperta sia veramente, come la definisce, “la più grande scoperta scientifica di tutta la storia dell’umanità”.

Che sia così o meno sarà la storia a stabilirlo, ciò che invece è certo è che in Italia è stato inventato un prototipo per la fusione a freddo che funziona utilizzando nichel e idrogeno ed è capace di produrre una quantità d’energia pulita enormemente superiore a quella utilizzata per avviare la reazione. A realizzarlo è stato proprio Focardi con il suo collega ingegnere, Andrea Rossi, insieme al quale si accinge ora a ripetere l’esperimento pubblico già effettuato nel gennaio scorso davanti ad altri scienziati e giornalisti in un capannone nella zona industriale di Bologna.

Professor Focardi, cosa si deve intendere intanto per fusione fredda?
Fusione fredda è un nomignolo coniato una ventina di anni fa da fisici e ingegneri che si occupavano di fusione calda, quella che avviene nelle stelle ad altissime temperature per intenderci, quando Martin Fleischmann e Stanley Pons (i due chimici dell’ università di Salt Lake City, nello Utah, che nel 1989 annunciarono di aver ottenuto “calore in eccesso” facendo passare elettricità fra platino e palladio in celle riempite di acqua pesante, ndr) annunciarono di aver prodotto energia in un esperimento a bassa temperatura.

Un annuncio accolto con scetticismo da buona parte della comunità scientifica che ancora oggi non crede alla possibilità di fusione a freddo.
Esatto, ma questa è una posizione che contrasta con i dati sperimentali da noi raccolti anche durante l’ esperimento pubblico condotto a Bologna lo scorso gennaio insieme all’ingegnere Rossi.

Di che tipo di esperimento si è trattato?
Abbiamo riscaldato a una temperatura non molto alta un sistema formato da nichel e idrogeno con il risultato che il nucleo di idrogeno è penetrato nel nucleo di nichel generando una reazione nucleare che ha liberato energia.

Quanta energia è stata utilizzata per produrre il riscaldamento e quanta ne siete riusciti a produrre?
Il prototipo di reattore che abbiamo utilizzato usa meno di un grammo di idrogeno per iniziare la reazione che necessita di una energia di partenza di 1 kilowatt che successivamente, dopo pochi minuti viene abbassata a 400 watt utili a produrre 14 Kw con un guadagno energetico 31 volte superiore alla corrente elettrica in entrata. Ma c’è un fatto ancora più sconcertante.

Ossia?
31 non è il fattore massimo che abbiamo ottenuto: in altri esperimenti siamo arrivati a 200.

Eppure alcuni scienziati presenti al vostro esperimento hanno notato l’assenza di raggi gamma, quelli che si sprigionano durante la fusione a freddo. E’ possibile che quella che avete innescato non sia, pertanto, esattamente una fusione fredda?
I raggi gamma non c’erano perché noi siamo stati in grado di eliminarli mettendoci il piombo. Nelle sperimentazioni che abbiamo effettuato con l’ingegnere Rossi i gamma ci sono sempre stati, ma erano talmente poco intensi rispetto alla radioattività naturale, che con piccoli spessori di piombo li abbiamo eliminati scongiurando qualsiasi possibile danno alla salute delle persone.

Nessuna radioattività, dunque, durante questo tipo di fusione?
Abbiamo fatto fare una serie di controlli ed è stato verificato che non c’è emissione di neutroni. Se non ci sono neutroni non ci sono nemmeno scorie nucleari.

Quindi lei conferma che il tipo di energia prodotta in laboratorio attraverso questa fusione a freddo è un’energia totalmente pulita?
E’ un’energia sicuramente pulita e di tipo termico, destinata quindi al riscaldamento.

Che dimensioni ha la macchina che avete progettato e utilizzato?
E’ una macchina molto piccola. Quella utilizzata per l’esperimento era posizionata su un tavolo.

Un reattore nucleare delle dimensioni di un soprammobile?
Per la verità un apparecchio per riscaldare una casa ha dimensioni ancora più ridotte.

Meno di uno scaldabagno a gas?
Molto meno. Incroci le dita delle sue mani destra e sinistra e fletta le braccia davanti a sé: ecco, è grande così.

E’ vero che lei e l’ingegner Rossi siete in procinto di avviare la produzione industriale e la commercializzazione di questo prototipo?
E’ vero. Non in  Italia però. Richieste ce ne sono tante, il problema è valutare le finalità di chi si mostra interessato al brevetto.

Quanto costa un macchinario del genere?
Beh, un discorso è il costo del brevetto, altro quello della produzione e finora di questo aspetto non si è ancora discusso.

Lei e Rossi avete sperimentato la fusione a freddo eppure, per vostra stessa ammissione, ancora non siete riusciti a capire come ci siate riusciti. Se non si tratta di un miracolo, che altro è?
La fusione a freddo che noi abbiamo prodotto dipende dal fatto che un protone di idrogeno entra nel nucleo del nichel, il che, secondo le leggi della fisica, non dovrebbe accadere perché entrambe le particelle sono cariche di segno positivo. Eppure questa cosa accade e, come ci insegna Galileo, non c’è alcuna teoria della fisica che possa contraddire un fatto sperimentale. Quello che mi dispiace è che i miei colleghi scienziati continuano a non credermi.

Sarà per invidia?
Forse sì. Come può pensare, soprattutto chi mi conosce, che io, finita la carriera, distrugga tutto quello che ho fatto nel mio passato per raccontare delle bugie?

Professore, che valore dà lei a questa scoperta?
Secondo me, anche se non dovrei essere io a dirlo, si tratta della più grande scoperta scientifica di tutta la storia dell'umanità.

Perché?
Perchè tutte le altre risorse energetiche del pianeta, petrolio, carbone, gas, uranio, stanno finendo, mentre nichel e idrogeno sono inesauribili, il primo perchè è uno dei composti del nucleo della terra stessa, l'altro perchè si produce per elettrolisi dell'acqua. O la nostra fonte di energia verrà prodotta da questi due elementi, e noi abbiamo visto che ciò si può fare, o la vita sulla terra è destinata a scomparire.

I video dell’esperimento di gennaio a Bologna





Nessun commento:

Posta un commento