IL GIORNO CRUCIALE DELLA CENTRALE DI FUKUSHIMA
Nessuno ne conosce i nomi, i volti. Ma loro lottano nella centrale di Fukushima, a pochi passi dai reattori: tute bianche contro radiazioni migliaia di volte superiori ai limiti, un casco che nulla potrebbe in caso di esplosione. Sono i tecnici che stanno cercando di fermare la fusione nucleare.
Una lotta che va avanti da giorni. Il grande malato adesso è il reattore numero 2: per ore le sue barre sono rimaste scoperte e si sono parzialmente fuse. Il rischio di una fusione totale, quindi di un’esplosione è dunque concreto. Come a Chernobyl. Ma le autorità giapponesi giurano: “Non è
ipotizzabile un disastro di quelle proporzioni”. I FRONTI dell’emergenza però, sono troppi a Fukushima I, tra le 25 centrali più grandi del mondo. A duecento chilometri da Tokyo e dai suoi 25 milioni di abitanti. Sabato era toccato al reattore numero 1: prima un boato, poi una colonna di fumo e detriti sparati fino al cielo. Poi le rassicurazioni: l’involucro che protegge il nucleo è intatto. Di nuovo la lotta è ripresa: via, a pompare l’acqua del mare nei reattori 1, 2 e 3 che erano in funzione al momento del terremoto e che si sono bloccati automaticamente dopo pochi secondi. Ma il punto debole è l’impianto di raffreddamento: la centrale aveva pompe e generatori per resistere a terremoti e blackout. Non è stato così: prima il sisma ha messo fuori uso quattro pompe. Poi le esplosioni hanno distrutto l’ultima. Così, dopo il reattore 1, era toccato al 3: ieri notte ecco l’esplosione, 11 operai restano feriti. Ma di nuovo Tepco (Tokyo Electric Power Company) assicura: il nucleo è intatto. E sulle facce esauste, impenetrabili dei tecnici di Fukushima torna la speranza: “I reattori 1 e 3 sono in sicurezza”. Ma l’illusione dura un paio d’ore: l’esplosione del reattore 3 ha bloccato il pompaggio di liquido. Il livello dell’acqua scende e lascia scoperte le barre del reattore 2. I tecnici ammettono: “Il rischio di fusione è concreto”. La fusione, ecco il grande incubo di queste ore. Ma di che cosa si tratta? L’ingegnere nucleare Paolo Forzano la descrive così: “Il combustibile atomico è contenuto in 400 pastiglie di un centimetro per un centimetro infilate in 81 barre di zirconio (un acciaio speciale, ndr) lunghe sei metri e spesse un centimetro. Durante la produzione di energia le barre devono essere costantemente raffreddate, altrimenti si sciolgono in una massa unica, incandescente e incontrollabile. Può penetrare nel terreno, il reattore giapponese, però, ha uno scudo di cemento sul fondo. Ma l’ipotesi peggiore è che il reattore esploda (come a Chernobyl), liberando sostanze radioattive nell’atmosfera”. LA LOTTA CONTINUA i tecnici pompano altra acqua. Il livello sale fino a 30 centimetri. È un susseguirsi di speranza e altri blackout. Finché il Giappone si arrende e chiede assistenza agli Stati Uniti e all’Aiea (l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica). Restano, però, le domande sull’impianto di raffreddamento che non ha retto. Sul raffinatissimo sistema di allarme anti-terremoti: milioni di giapponesi sono stati avvertiti via sms un minuto prima della scossa. Le centrali, però, non erano collegate. Ma soprattutto c’è chi si chiede se la Tepco abbia fornito dati affidabili. La società giapponese nel 2002 era stata accusata di aver nascosto gli effetti di ripetuti incidenti a Fukushima. Uno scandalo che portò i vertici a dimettersi e a chiudere 7 impianti. Ma è tardi per le polemiche. Masashi Goto, ingegnere che ha progettato Fukushima, alla Bbc dichiara: “Le prossime 24 ore saranno cruciali”. Intanto i tecnici non abbandonano la centrale anche se potrebbe esplodere da un momento all’altro.
http://idv-voghera.blogspot.com/2011/03/un-passo-dalla-fusione-24-ore-per.html
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